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Wednesday, June 2, 2021

Pil, Italia meglio della Germania. Il Quirinale: ora lo sforzo di tutti - Corriere della Sera

Il rimbalzo dell’economia, dopo la più grave crisi dall’Unità d’Italia, è cominciato. E con una forza un po’ superiore alle attese. Tanto che, per una volta, abbiamo fatto meglio di Germania e Francia. Questo dicono i dati diffusi ieri dall’Istat sul prodotto interno lordo e sull’occupazione. L’istituto di statistica ha corretto al rialzo le stime preliminari del 30 aprile scorso sul Pil del primo trimestre 2021 e la buona notizia è che si è passati dal segno meno al segno più, ovvero dal -0,4% rispetto all’ultimo trimestre del 2020 al +0,1%, contro il -0,1% della Francia e il -1,8% della Germania (restiamo lontani però dal +1,6% degli Stati Uniti).

Un piccolo segnale, d’accordo, ma che fa ben sperare rispetto alla possibilità di superare quest’anno la crescita stimata dal governo al 4,5%. Lo stesso Istat segnala che la «crescita acquisita», quella cioè che si avrebbe se la dinamica del prodotto interno lordo fosse pari a zero nel resto dell’anno, è del 2,6%. Ma tutti i centri previsionali stimano un progressivo aumento della crescita nei prossimi tre trimestri, ovviamente confidando nel progressivo ritorno alla normalità post-covid.

Anche i dati provenienti dal mercato del lavoro confermano una cauta ripresa, segnando ad aprile oltre 120mila occupati in più rispetto a gennaio (+20 mila nei confronti di marzo). Anche qui il rimbalzo è appena all’inizio, trattandosi per lo più di posti a tempo determinato (+96mila in aprile, mentre quelli stabili e gli autonomi sono calati) i primi a recuperare ora che l’economia volge al meglio così come sono stati i primi a scendere quando le cose si erano messe male; senza considerare che, rispetto all’inizio della pandemia (febbraio 2020), si contano pur sempre più di 800mila occupati in meno (anche se il dato è “gonfiato”, rispetto alle rilevazioni compiute fino allo scorso anno, dal fatto che ora le persone in cassa integrazione da oltre tre mesi, per via dei nuovi standard Eurosta, non vengono più conteggiate tra gli occupati, ma tra gli inattivi). Comunque, osserva lo stesso Istat, sono ormai tre mesi che l’occupazione è in ripresa e ad aprile è proseguito il calo degli inattivi (-138mila) e c’è stato un aumento delle persone in cerca di lavoro (+ 870 mila in un anno). La disoccupazione è così salita al 10,7%, ma il dato viene appunto letto in chiave positiva.

Alla luce di questi segnali, è il momento di unire le forze e remare tutti dalla stessa parte. Questo l’appello che arriva dai vertici delle istituzioni. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo affida al messaggio per il 2 giugno, festa della Repubblica: «Il Paese è ora di fronte ad opportunità di ampio respiro, grazie anche alle pianificazioni e agli investimenti a livello europeo». Il riferimento è al Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, col quale il governo intende utilizzare i circa 200 miliardi di risorse Ue destinate fino al 2026 all’Italia, alle quali si aggiungeranno risorse nazionali, portando il totale a cica 248 miliardi.

«Un piano efficacemente eseguito, nella realizzazione degli investimenti come nell’attuazione delle riforme – ha detto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco il 31 maggio – potrebbe elevare la crescita potenziale annua dell’economia italiana di poco meno di un punto percentuale nella media del prossimo decennio», ma serve, appunto, che la macchina dello Stato e delle altre amministrazioni giri a meraviglia.

Intanto, l’Istat osserva che «il moderato recupero dell’attività produttiva è sintesi di un aumento del valore aggiunto dell’agricoltura (+3,9%) e dell’industria (+1,8%) e di una contrazione del terziario (-0,4%) che in alcuni comparti ha risentito ancora degli effetti delle misure di contrasto dell’emergenza sanitaria». Il «commercio, trasporto, alloggio e ristorazione» segna così ancora un -2,3% rispetto al trimestre precedente. Invece un contributo positivo è venuto in particolare gli investimenti, aumentati del 3,7%, con punte del 4,8% nelle abitazioni, del 5,2% negli altri fabbricati e del 4,4% nei mezzi di trasporto. Resta negativa la componente «dall’estero per la crescita delle importazioni (+2,3%) a fronte di una sostanziale stazionarietà delle esportazioni (-0,1%)».

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