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Slitta al 30 settembre il termine per il pagamento del primo acconto Irap cancellato l’anno scorso dal decreto di maggio, ma tornato in vita come forma di restituzione per le aziende che hanno superato le soglie degli aiuti di Stato fissate dal Temporary Framework. La proroga è stata confermata dal ministero dell’Economia con la formula ormai abituale del «comunicato legge», con cui Via XX Settembre anticipa il contenuto di provvedimenti che arrivano in ritardo sulle scadenze da far slittare. Un altro comunicato conferma poi un’altra notizia circolata nei giorni scorsi: quella di un nuovo allungamento di un mese per il congelamento della riscossione che ferma fino al 31 maggio il pagamento delle cartelle e i quasi 40 milioni di atti del Fisco fin qui bloccati dalle regole emergenziali. Da giugno, nei piani del governo, gli invii dovrebbero ripartire, ma con criteri selettivi per evitare di colpire nella fase delicata della ripartenza le attività economiche più colpite dalla crisi.
Il peso della politica nella scelta
In questo secondo caso l’esigenza di una comunicazione ministeriale è stata più politica che tecnica. Perché l’amministrazione finanziaria non ha bisogno di comunicati stampa per evitare di far ripartire le cartelle lunedì prossimo. Ma la politica ha avuto il bisogno di intestarsi l’annuncio del nuovo intervento salva-debitori. Come d’abitudine, il comunicato del Mef che ferma i versamenti dell’Irap è arrivato a poche ore dalla scadenza. Quando è presumibile che una quota non irrilevante delle aziende interessate abbia ormai definito il pagamento. Con non pochi problemi determinati dalle difficoltà di calcolo sugli sforamenti dei limiti agli aiuti di Stato, modificati più volte in corso d’opera.
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La nuova sospensione della riscossione
Il rinvio vero e proprio, il secondo della serie dopo che il decreto 104/2020 aveva previsto il termine del 30 novembre senza sanzioni né interessi, sarà contenuto con tutta probabilità nel decreto «sostegni-bis» che è atteso in consiglio dei ministri la prossima settimana. E che contemplerà anche l’ennesimo stop alla riscossione. Il provvedimento punta ad approdare sui tavoli del governo entro giovedì, superando così l’ipotesi iniziale di un decreto separato a inizio settimana da dedicare esclusivamente alla riscossione. La nuova sospensione interessa sia i pagamenti degli atti fiscali già ricevuti sia le cartelle bloccate ormai da oltre un anno, cioè da quando, l’8 marzo del 2020, il diffondersi della crisi pandemica spinse il governo Conte-2 a sospendere la riscossione.
La «macchina» ripartirà a maggio
Questa volta, però, almeno secondo il programma attuale dell’esecutivo Draghi, dovrebbe essere l’ultima. L’idea è infatti quella di riavviare gradualmente la macchina a partire da maggio, quando però la notifica degli atti sarebbe rivolta solo alle partite Iva che non hanno subito perdite considerate rilevanti. Il parametro potrebbe essere fissato nell’ormai consueta soglia del 30% di calo di fatturato, seguendo le indicazioni del Temporary Framework. Esclusi dalla sospensione, sempre da maggio, sarebbero poi i lavoratori dipendenti pubblici e privati che fin qui hanno ricevuto le stesse tutele fiscali degli autonomi. Il meccanismo in due tappe con lo stop generalizzato di un mese abbraccia ancora una volta anche i pignoramenti di stipendi e pensioni. E viene sospeso per un altro mese l’obbligo di verifica sulla fedeltà fiscale delle imprese che le Pa devono effettuare prima di liquidare fatture dai 5mila euro in su.
Irap, gli acconti slittano al 30 settembre. Stop di un altro mese alle cartelle - Il Sole 24 ORE
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