Professor Mario Grosso, lei è professore associato di ingegneria ambientale al Politecnico di Milano e ha scritto un libro dal titolo: “L’ultima auto a benzina”. Che giudizio dà del Pnrr appena presentato a Bruxelles? Quale spinta darà il Pnrr all’auto elettrica?
La sensazione generale è che ci sia un po’ di tutto e forse troppo spezzettato, come è prassi abbastanza comune in Italia. Sembra che si vogliano tenere aperte tantissime porte, con il risultato che alla fine ciascuna di queste ha a disposizione poche risorse, in termini assoluti. Non me la sento di dare giudizi tranchant, come invece molti commentatori hanno fatto. Da un lato si vede una buona dose di ambizione, dall’altro anche molto realismo, piedi per terra e forse fin troppa cautela.
L’idrogeno ha grossi problemi di produzione e distribuzione
Ci spieghi meglio…
Voglio dire che la sfida è epocale, molte soluzioni sono già a nostra disposizione (l’auto elettrica, in primis) e si tratta quindi di facilitarne l’introduzione massiccia sul mercato, altre sono ancora nel libro dei sogni. Il libro di Jeremy Rifkin sull’idrogeno risale a 20 anni fa, e ora siamo ancora qua a disquisire dei diversi colori con cui può essere prodotto. È lecito che ci sia un certo sospetto attorno a questa operazione che, al di là del non banale problema della produzione efficiente, richiede anche la realizzazione di una complessa rete di distribuzione.
Diverso il discorso per l’elettrico, no?
L’elettrico per la mobilità si è affermato proprio grazie alla sua implicita semplicità, e soprattutto al fatto che chiunque abbia una presa elettrica disponibile lo può sfruttare già da subito. Bene comunque che nel Pnrr ci sia spazio per la promozione della mobilità ciclistica e soprattutto la volontà di ripartire seriamente con l’installazione di nuova potenza rinnovabile, a partire dall’eolico offshore.
Cosa funziona nel Pnrr e cosa resta da fare
Quali sono gli scogli più rilevanti che il Mite dovrà poi affrontare per mettere in atto il Pnrr?
Per il momento si parla del problema della burocrazia e della necessità di velocizzare le pratiche autorizzative, soprattutto per quanto concerne la Valutazione di Impatto Ambientale. Si tratta naturalmente di due aspetti ben diversi, anche se il grande pubblico è portato ad unificarli. Posso garantire che allo stato attuale lo scoglio più rilevante sia il primo.
Professor Grosso, lei tre anni fa ha scritto un libro che si intitola “L’ultima auto a benzina”. Che data aveva previsto per l’ultima auto con motore termico?
Nel libro non prevedevo una data, anche se spesso mi viene chiesto. Nel mio caso specifico l’ultima auto a combustibile fossile che ho avuto risale al 2009, venduta poi definitivamente nel 2016. Ora il mercato mondiale sta dando dei segnali veramente inaspettati circa lo spostamento della domanda verso i veicoli elettrici, a discapito di quelli fossili. Sono i cittadini che lo chiedono con forza, quindi questa fatidica data potrebbe essere più vicina di quanto immaginiamo.
I cambiamenti attesi dal Pnrr per l’auto elettrica
Ancora Pnrr e auto elettrica. Quali sono i cambiamenti del sistema necessari a far decollare la sua diffusione?
Il nodo rimane l’infrastruttura di ricarica. Il sistema deve muoversi in due direzioni. Quella della ricarica rapida, ben posizionata su tutti gli assi viari principali, per consentire spostamenti su lunghe percorrenze, e quella della ricarica lenta, che deve diventare estremamente capillare così da consentire di potersi allacciare praticamente tutte le volte che ci si ferma.
In pratica cosa immagina?
È sufficiente predisporre colonnine di ricarica anche a bassissima potenza, e soprattutto che si possa sfruttare al meglio la produzione da fonti rinnovabili, anche giocando sulla leva tariffaria. Va da sé che queste ricariche capillari a bassa potenza dovranno essere disponibili a costi molto bassi. Mentre la ricarica rapida o ultrafast potrà essere venduta anche a cifre molto elevate, così da scoraggiarne l’abuso.
Quali ritiene invece che debbano essere i cambiamenti individuali e culturali necessari a prendere coscienza dell’importanza di non utilizzare più combustibili fossili?
I cambiamenti individuali e culturali sono in realtà il principale nodo da sciogliere, visto che la transizione ecologica non può avvenire a parità di condizioni al contorno. Sul fronte della mobilità, in particolare, prima ancora della conversione all’elettrico è necessaria una conversione al mezzo più efficiente e meno impattante in assoluto: la bicicletta.
Il professor Grosso e l'auto elettrica, luci e ombre del Pnrr - Vaielettrico.it
Read More
No comments:
Post a Comment