Roma - «Presidente dell’Ilva? Penso che lo sarò da metà maggio. L’Ilva è un patrimonio enorme del Paese, che non è stato gestito dal punto di vista ambientale. E’ un asset importantissimo, che va assolutamente sanato, nell’interesse del Paese, salvaguardando salute e ambiente di tutta la zona. E’ un impegno importante ma necessario». Lo ha detto Franco Bernabè, ospite di «Otto e mezzo» su La7, confermando le notizie sulla sua nomina alla guida di Acciaierie d’Italia.
Boom di DISDETTE per il secondo RICHIAMO del VACCINO in EstatePer coloro che si sono vaccinati ad aprile, in particolar modo tra la seconda e la terza decade, il secondo richiamo del vaccino AstraZeneca è previsto in estate, indicativamente tra luglio ed agosto. E pure chi si vaccinerà a giugno correrà il "rischio" di essere richiamato nel cuore del mese di agosto.
Ciò significherebbe, come riportato anche dal quotidiano Repubblica, costringere una persona a restare in città con il caldo torrido per completare il ciclodi vaccinazione o, peggio ancora, vedere gli appuntamenti saltare con il rischio che la campagna vaccinale subisca un rallentamento proprio nel momento in cui si sta per completare il giro dei più fragili. Per questo motivo si sta registrando un boom di disdette.
Lo staff del commissario straordinario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo è perfettamente consapevole dell'incognita estate. "Non stiamo affatto trascurando questo rischio ma un'eventuale soluzione andrà coordinata con il ministero della Salute. La nostra priorità resta quella di proteggere la fasce deboli e gli anziani, affronteremo eventuali problematiche", ha detto il generale.
Insomma, l'algoritmo delle prenotazioni dovrà tenere conto anche di questo e considerare che in tanti casi non si potranno rinviare le seconde iniezioni oltre certe tempistiche. E tanto meno si potranno sospendere le vaccinazioni per ferie. Carte alla mano, bisognerà trovare il modo di non smorzare l'impennata della campagna vaccinale portata dall'arrivo di 45 milioni di fiale entro giugno (il doppio di quelle ricevute da dicembre a marzo). "Il generale Figliuolo e l'ingegnere Curcio mi hanno rassicurato rispetto a quella data che è la fine di giugno per la vaccinazione di tutti gli over 60, che è l'obiettivo che ci permetterà di stare più tranquilli perché non avremo più terapie intensive e reparti COVID intasati", ha garantito il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro.
In ogni caso la campagna procede a ritmo più o meno altalenante. Entro i primi di maggio si dovrebbe raggiungere la quota delle tanto agognate 500 mila dosi al giorno. Non solo, sembra risolto anche il problema scorte, agli sgoccioli in parecchie regioni e fondamentali per la seconda dose.
Cassa Depositi e Prestiti è pronta a conquistare il controllo della società della fibra Open Fiber. E si prepara a portare avanti il progetto della rete unica che piace tanto all’ex monopolista Telecom Italia. Non senza il rischio di essere bacchettata da Bruxelles. Il braccio finanziario dello Stato ha infatti dato mandato alla controllata Cdp equity di comprare il 10% di Open Fiber dall’Enel. Il gruppo guidato da Fabrizio Palermo, proprietario del 50% di Open Fiber, salirà al 60% del capitale della società della fibra, mentre l’Enel dovrebbe uscire dalla partita cedendo il restante 40% al fondo australiano Macquarie e intascando almeno 2,65 miliardi.
La notizia ha immediatamente messo le ali ai piedi al titolo Telecom che a Piazza Affari ha guadagnato quasi il 4 per cento. La ragione? Gli investitori hanno interpretato la mossa di Cdp come un passo in avanti nella creazione della nuova società della rete unica. E cioè di quella nuova realtà industriale che, sotto il controllo di Telecom, dovrebbe fondere la rete telefonica di nuova generazione dell’ex monopolista (FiberCop) con il network di Open Fiber. Un progetto che dovrebbe essere realizzato grazie al contributo sostanziale di Cassa Depositi e Prestiti, socio sia di Telecom che di Open Fiber. Non è un caso quindi che, ad oltre cinque mesi dall’inizio delle trattative fra Enel e il fondo Macquarie per la cessione di una quota di Open Fiber compresa fra il 40 e il 50%, i vertici di Cdp abbiano fatto proprio ora la loro mossa. Nonostante il fatto che il consiglio di Cdp sia in scadenza e che a Palazzo Chigi, sin dall’uscita di scena di Matteo Renzi, non sia mai stata definita una strategia politica chiara sulla questione della rete unica.
Eppure un recente tentativo di fare chiarezza c’è stato: alla fine di marzo, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, aveva annunciato una decisione sul futuro della nuova autostrada telematica prima di Pasqua. Con un focus sul ruolo di Cassa Depositi e prestiti, che, a suo avviso, è “in una situazione abbastanza anomala, essendo azionista di due soggetti teoricamente in competizione”. Un tema che, secondo Giorgetti, doveva “essere risolto”. E anche rapidamente. Da allora però tutto tace. Forse anche perché, al loro interno, i partiti sono spaccati sul da farsi. Una parte del Pd e del Movimento 5 Stelle vorrebbe una nuova autostrada pubblica della telefonia e dei dati. Anche senza il contributo di Telecom Italia. Ma il progetto contrasta con quanto sostenuto dall’ex premier Giuseppe Conte e dall’ex ministro Roberto Gualtieri, fortemente orientati a creare una società unica della rete in cui non si esclude un ruolo dominante dell’ex monopolista. Solo Fratelli d’Italia ha detto chiaramente di volere una rete unica in fibra di proprietà pubblica, mentre Forza Italia non si è espressa. Probabilmente per via del fatto che il futuro di Telecom si intreccia inevitabilmente con quello della Mediaset della famiglia Berlusconi attraverso il comune azionista francese Vivendi.
Quanto al governo, ufficialmente il ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao, si è espresso a favore della neutralità tecnologica. In pratica, per Colao la fibra è importante, ma gli obiettivi comunitari si possono raggiungere anche sviluppando 5G, ponti radio Fwa e connessioni satellitari. Soprattutto se per le casse pubbliche costa troppo la creazione di una società unica della rete. Il punto però è che questo approccio potrebbe mettere in difficoltà Telecom che è appesantita dai debiti e ha almeno 10mila dipendenti in più rispetto al necessario. Di qui la mossa di Cdp che suona come l’inizio di un piano di “salvataggio” di Telecom e che rischia di non piacere a Bruxelles: il fatto che Cdp abbia il controllo di Open Fiber e contemporaneamente un consigliere nel cda di Telecom potrebbe infatti creare non poche perplessità in sede comunitaria. Soprattutto perché “si tratta di due concorrenti di un unico mercato all’ingrosso della banda larga gestito in regime di duopolio, per la fornitura di infrastrutture in fibra” come ha spiegato l’avvocato, esperto di antitrust, David Cantor al sito Key4biz lo scorso 28 aprile. Per non parlare del fatto che Cdp avrà accesso ad informazioni strategiche sul business di due rivali.
Ogni giorno un record diverso. Da qualche tempo per le materie prime (metalli, alimentari, etc) va così. Oggi è stata la volta del palladio che è salito per la prima volta sopra i 3mila dollari l’oncia (31 grammi). Il metallo, che proviene per lo più da Sud Africa e Canada, è usato nelle marmitte catalitiche per ridurre le emissioni dei veicoli a benzina. Dallo scorso marzo il suo valore è cresciuto del 30%. Andamento simile per il rame, metallo il cui prezzo si muove in sintonia con l’andamento dell’economia cinese che assorbe più della metà della produzione globale. Ieri ha sfiorato i 10mila dollari a tonnellata e nell’ultimo mese ha raddoppiato le sue quotazioni. A volare sono anche i prezzi di alluminio ed acciaio.
Diversi i fattori che stanno alimentando il rally dell’ultimo mese. Il primo è l’incremento della domanda dovuto alla ripresa delle produzioni industriali a livello globale. Dinamica che si sovrappone ad alcune strozzature dal lato dell’offerta. Inoltre i prezzi sono espressi in dollari e la valuta statunitense nell’ultimo mese si è svalutata di oltre il 2% nei confronti delle altre principali monete. L’improvvisa partenza dei prezzi tra marzo e aprile lascia però supporre anche un ruolo della speculazione che si muove sempre su elementi reali ma poi li esaspera.
A preoccupare sono però soprattutto le dinamiche dei prezzi di alimenti base come il grano, la soia e il mais che stanno seguendo la stessa traiettoria. Da inizio aprile il prezzo del grano è cresciuto di oltre il 20%, così come la soia, lo zucchero e altri prodotti. L’indice di Bloomberg che “mappa” le quotazioni dei prodotti agricoli è salito nell’ultimo anno del 76%, l’incremento più forte dell’ultimo decennio. A differenza dei materiali industriali le ricadute sociali di questa dinamica delle quotazioni possono essere molto rapide, soprattutto nei paesi più poveri. Nel 2010/2011, in concomitanza con l’ultimo rialzo dei prezzi paragonabile a quello attuale, si sono verificate le primavere arabe, favorite anche dall’esasperazione per il caro vita delle popolazioni coinvolte.
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Le Borse europee chiudono in calo l’ultima seduta della settimana, condizionate dall’apertura negativa delle Borsa americana. Ma cosa ha spinto i mercati azionari statunitensi ad un avvio stentato? Una notizia fa tremare Wall Street e potrebbe far crollare le Borse europee penalizzando pesantemente i titoli di Piazza Affari.
Un detto dei mercati finanziari può condizionare pesantemente le Borse
Le notizie che sono arrivate oggi dalla Borsa USA posso incidere negativamente sull’andamento dei mercati azionari non solo statunitensi ma anche europei. Ma, paradossalmente, queste notizie, se possono essere negative per le Borse, decontestualizzate dal mercato azionario, diventano positive. Cerchiamo di spiegarci meglio partendo da un detto che è noto a tutti gli operatori finanziari.
In Borsa si usa dire che si acquista sulle indiscrezioni e si vende sulla notizia. Siamo in periodo di bilanci trimestrali per le società quotate in Borsa. È un momento molto atteso da tutti gli operatori finanziari. Si ipotizza che se una trimestrale è buona gli investitori corrano a comprare il titolo. In realtà può non essere così. Per le maggiori società quotate a Wall Street è stata una settimana di super trimestrali. Eppure la Borsa USA ha aperto debole, e al momento della chiusura delle contrattazioni in Europa, gli indici principali erano in calo di circa mezzo punto.
Una notizia fa tremare Wall Street e potrebbe far crollare le Borse europee penalizzando pesantemente i titoli di Piazza Affari
Ai bilanci trimestrali molto positivi delle società USA, si aggiungono anche dati macroeconomici eccezionali dell’economia americana. Non a caso Wall Street è sui massimi storici. Ma allora dove sta il problema? Che il mercato azionario la sta scontando da mesi questa situazione positiva.
La Borsa USA sta ritoccando i massimi storici, settimana dopo settimana. Questo perché gli operatori hanno scommesso che l’economia USA e le società quotate, avrebbero avuto una buona crescita nel trimestre. Hanno avuto ragione, ma adesso cosa accade? Due sono gli scenari. O il mercato rilancia la scommessa e punta su un ottimo secondo trimestre, oppure decide che la scommessa è vinta e passa all’incasso.
Nel primo caso la Borsa USA proseguirà nella corsa per altri tre mesi. Nel secondo caso i prezzi avranno una decisa correzione, un calo che potrebbe essere tra il 10% e il 15%. In questa ipotesi il ribasso coinvolgerebbe inevitabilmente le Borse europee, che potrebbero accusare un calo simile o anche superiore.
E infatti l’ultima seduta della settimana non è finita in gloria. A Piazza Affari il Ftse Mib (INDEX:FTSEMIB) ha chiuso in calo dello 0,5% a 24.141 punti, la Borsa tedesca ha chiuso in pari, Parigi ha perduto lo 0,5%. L’unica Borsa positiva in Europa è stata Londra, che ha guadagnato lo 0,1%.
Approfondimento Questa l’analisi multidays e il punto sui mercati internazionali dell’Ufficio Studi di ProiezionidiBorsa.
(Ricordiamo di leggere attentamente le avvertenze riguardo al presente articolo, consultabili qui»)
Ragusa – Continuano ad essere pessimi i dati della campagna vaccinale siciliana. L’Isola è ultima per over 80 immunizzati. Penultima per percentuale di popolazione vaccinata. Penultima per dosi smaltite rispetto a quelle ricevute. Terzultima per copertura ai settantenni. L’unica sufficienza è per i sessantenni. E se la campagna non decolla, è anche per la fuga da AstraZeneca: in tanti, infatti, stanno ricorrendo al medico di base per farsi mettere nero su bianco l’opportunità di ricorrere a un altro vaccino, sebbene l’Aifa non abbia riportato particolari controindicazioni per alcuna patologia riguardo l’uso del siero di Oxford, a parte eventuali familiarità con patologie della coagulazione o trombofilie. Il vaccino è semplicemente “raccomandato” per over 60.
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Nemmeno la prospettiva del "certificato verde" per viaggiare, disponibile da oggi, ha messo le ali alla corsa per l’immunità. Dati alla mano, in Sicilia sono state somministrate 1.364.595 dosi su 1.737.825 ricevute, ovvero il 78,5%. Nei frigoriferi ci sono più di 160mila dosi di AstraZeneca che in pochi vogliono. Ecco perché l'Isola è così indietro per percentuale di somministrazioni: la paura dei sieri frena la liberazione dall’epidemia. "AstraZeneca è il vaccino del quale disponiamo in maggiore quantità ma c’è questa diffidenza, a mio avviso immotivata - dichiara il governatore Nello Musumeci -. Stiamo studiando tutte le possibili soluzioni, spero che i medici di medicina generale ci diano una mano di aiuto, ai quali lancio un appello a titolo personale, prima ancora che come presidente della regione: questo non è il momento di cercare cavilli, ma tutti dobbiamo stare in trincea e soprattutto chi indossa un camice bianco e ha consacrato un patto etico, deontologico e di onore”.
L'utile netto di competenza degli azionisti Eni torna in utile nel primo trimestre 2021. Nelle tabelle dei principali dati finanziari risulta pari a 856 milioni dalla perdita di 2,929 miliardi conseguita nel primo trimestre 2020 e fortemente impattata dalla pandemia.
Eni chiude il primo trimestre con un utile netto adjusted di 270 milioni, pari a quasi cinque volte quello conseguito nel primo trimestre 2020, riporta Eni in una nota. L'ebitd adjusted è di 1,3 miliardi, in forte crescita rispetto al quarto trimestre 2020 (+171%) a parità di produzione (1,7 milioni boe/giorno). L'indebitamento netto è di 12,2 miliardi, in lieve aumento rispetto al 31 dicembre 2020 "per operazioni di M&A ed effetto cambio".
“In un primo trimestre ancora fortemente caratterizzato dagli effetti dei lockdown Eni ha evidenziato una robusta ripresa dei risultati, in particolare nel settore E&P e nella chimica". E' quanto sottolinea Claudio Descalzi, ad di Eni, commentando i risultati dei primi tre mesi dell'anno.
"Nell’ambito di uno scenario complesso, l’Ebit adjusted a livello di gruppo di 1,3 miliardi è in linea con il primo trimestre dello scorso anno e risulta quasi triplicato rispetto a fine 2020. Si consolida inoltre la crescita dell’utile netto, pari a 270 milioni, quasi quintuplicato rispetto allo stesso trimestre 2020. Il trimestre ha registrato una generazione di cassa organica prima della variazione del capitale circolante di circa 2 miliardi, nettamente superiore agli investimenti del periodo di 1,4 miliardi".
Secondo Descalzi, "il progressivo miglioramento del quadro pandemico ed economico a livello globale ci consente di guardare con ottimismo ai prossimi mesi e di prevedere una generazione di free cash flow nell’anno superiore a 3 miliardi sulla base dei prezzi correnti del Brent di 60 dollari/barile. In questo contesto continueremo a perseguire la nostra strategia di transizione energetica e di decarbonizzazione, assicurando il rafforzamento della nostra struttura patrimoniale ed una politica di distribuzione competitiva per i nostri azionisti”.
Il cda di Eni, riunitosi ieri sotto la presidenza di Lucia Calvosa, ha approvato l'avvio di un progetto strategico per "definire e valutare il piano industriale e finanziario del nuovo veicolo societario che nascerà dall’unione delle attività di retail e di energia rinnovabile", ovvero Eni gas e luce e renewables.
Lo studio, spiega Eni, prevede la valutazione di "molteplici opzioni per la miglior valorizzazione di questa società nel corso del 2022, subordinatamente alle condizioni di mercato". Ci sarà o una quotazione in borsa tramite un'offerta pubblica iniziale (ipo), oppure la cessione o lo scambio di una quota di minoranza.
Ad oggi, Eni conta circa 10 milioni di clienti, che considera una importante fonte di valore per l'azienda. "La fusione delle attività retail e rinnovabili, il cui piano di sviluppo prevede un aumento significativo della capacità installata, massimizzerà la creazione di valore ampliando l’offerta di servizi, infrastrutture ed energia verde direttamente alla ampia clientela retail".
Intonazione negativa per ENI. Il Cane a sei zampe ha comunicato i risultati finanziari del primo trimestre 2021. Seduta molto positiva, invece, per Telecom Italia TIM
I maggiori indici di Borsa Italiana e le principali piazze finanziarie europee hanno registrato variazioni frazionali nell'ultima seduta della settimana. Secondo Stegan Scheurer - Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors -gli indicatori tecnici di mercato a breve suggeriscono una situazione di ipercomprato sulle borse globali e un posizionamento “bullish” degli investitori. Inoltre, l'esperto ha evidenziato che anche le oscillazioni stagionali (“sell in May”) indicano un probabile aumento della volatilità nel prossimo futuro. "Tuttavia, nonostante da qualche tempo numerosi indicatori mandino segnali di allarme, il miglioramento dei fondamentali e l’abbondante liquidità suggeriscono che possa trattarsi solo di una pausa momentanea nel trend rialzista di lungo termine in atto", ha ipotizzato Stegan Scheurer.
Il FTSEMib ha subito un ribasso dello 0,56% a 24.141 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 24.086 punti e un massimo di 24.396 punti. Il FTSE Italia All Share ha perso lo 0,47%. Sopra la parità, invece, il FTSE Italia Mid Cap (+0,03%) e il FTSE Italia Star (+0,2%). Nella seduta del 30 aprile 2021 il controvalore degli scambi è sceso a 2,39 miliardi di euro, rispetto ai 2,91 miliardi di mercoledì; sono passate di mano 680.222.837 azioni (641.534.554 nella seduta precedente). Su 445 titoli trattati, 241 hanno registrato una performance negativa, mentre i rialzi sono stati 173; invariate le restanti 31 azioni.
Il bitcoin si attesta a 56mila dollari (circa 46mila euro).
Intonazione negativa perENI(-2,67%). Il Cane a sei zampe ha comunicato i risultati operativi e finanziari del primo trimestre 2021, periodo chiuso con ricavi e redditività in ripresa, in seguito al rafforzamento dello scenario upstream con il prezzo del petrolio Brent a 61 dollari al barile (+21% sul primo trimestre 2020; +38% sul quarto trimestre 2020). Tuttavia, il dato sul risultato operativo adjusted è stato inferiore al consensus degli analisti. Inoltre, ENI ha fornito alcune indicazioni per l’esercizio in corso e ha annunciato l'avvio del progetto strategico per quotazione o cessione di una quota minoritaria della nuova business unit Eni gas e luce e renewables.
Spicca l’ottima performance diTelecom Italia TIM(+3,92%). Gli operatori collegano il rialzo del titolo alla notizia che il consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti ha dato il via libera a CDP Equity a presentare un’offerta ad Enel per l’acquisizione di una partecipazione del 10% di Open Fiber. Una volta finalizzata l’operazione, CDPE potrà raggiungere la maggioranza del capitale della società.
Ha chiuso il lieve rialzo Atlantia (+0,31%). Il consorzio formato da CDP Equity, Blackstone Infrastructure Partners e Macquarie Infrastructure and Real Assets ha inviato alla holding delle infrastrutture alcuni affinamenti al contratto relativo all’acquisto della partecipazione, pari all’88,06%, detenuta da Atlantia in Autostrade per l’Italia, ovvero per l’acquisto fino al 100% della stessa in caso di esercizio del diritto di co-vendita da parte dei soci di minoranza della concessionaria autostradale.
Variazioni importanti, ma di tenore diverso, per STM (-4,23%) e Tenaris (+3,37%).
Sono scattate le prese di beneficio suMediaset, dopo il rally dei giorni scorsi. Il titolo del gruppo del Biscione ha perde il 3,2%.
Frena la caduta del Pil nel primo trimestre, dopo il crollo del 6,6% messo a segno negli ultimi tre mesi del 2020. Il prodotto interno lordo (Pil), corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,4% in termini tendenziali, prevede l’Istat nelle sue stime preliminari. Risale intanto l’inflazione, che ad aprile, secondo le prime stime, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,1% su base annua da +0,8% di marzo.
Bene agricoltura e industria, male i servizi
La nuova contrazione del Pil, «di entità più contenuta» rispetto a quella registrata nel quarto trimestre del 2020, risente, in particolare per il settore terziario e degli effetti economici delle misure adottate a contrasto dell’emergenza sanitaria, spiega l’Istat. La variazione acquisita del Pil per il 2021 è pari a +1,9%. La variazione congiunturale riflette l’aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, che in quello dell’industria, mentre i servizi nel loro complesso hanno registrato una diminuzione. Dal lato della domanda, c’è il contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e l’apporto negativo della componente estera netta.
La frenata tedesca
Le cose vanno peggio in Germania, dove il Pil ha segnato un calo dell’1,7% congiunturale nel primo trimestre e del 3% tendenziale, secondo le stime dell’indice destagionalizzato pubblicate da Dastatis. L’andamento negativo risente delle ulteriori restrizioni prese per contenere il Coronavirus. L’istituto di statistica tedesco ha però rivisto al rialzo a +0,5% i dati del quarto trimestre 2020 dal +0,3% stimato precedentemente. La caduta tedesca è una cattiva notizia per l’intera eurozona, e in particolare per l’Italia, suo principale partner commerciale con un interscambio di 116 miliardi di euro, sebbene in diminuzione a causa della crisi portata dalla pandemia.
Eurozona in rallentamento, sprint francese
Segno meno anche in Europa: il Pil nel primo trimestre del 2021 è diminuito dello 0,6% nell’area euro e dello 0,4% nell’Ue a 27 rispetto al trimestre precedente, segnala Eurostat nella sua stima flash. Su base annua il Pil dell’area euro ha segnato una flessione dell’1,8%, mentre nell’Ue a 27 ha registrato un calo dell’1,7%. Tra gli Stati membri, il Portogallo (-3,3%) è quello che ha registrato il calo maggiore rispetto al trimestre precedente, seguito da Lettonia (-2,6%) e Germania (-1,7%), mentre Lituania (+1,8%) e Svezia (+1,1%) hanno segnato gli aumenti maggiori, ma registra il segno più anche la Francia (+0,4%), che presenta anche il miglior tasso di crescita su base annua (+1,5%), seguita dalla Lituania (+1% su base tendenziale ). Negativa invece la crescita su base annua per tutti i Paesi.
Prezzi, corre l’energia, scende il carrello della spesa
Quanto all’inflazione, l’accelerazione su base annua è dovuta essenzialmente ai prezzi dei beni energetici, che crescono da +0,4% di marzo a +9,4%. I prezzi del cosiddetto «carrello della spesa», invece ampliano la loro flessione portandosi a livelli che non si registravano da febbraio 2018, quando diminuirono su base annua dello 0,6%.Ecco i dati di aprile: i prezzi dei «beni alimentari, per la cura della casa e della persona» scendono da -0,1% a -0,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +0,7% a +1,1%). In calo anche i servizi relativi ai trasporti (da +2,2% a -0,7%).
In aumento anche l’inflazione annua nell’area, che si attesta all’1,6% ad aprile rispetto all’1,3% di marzo, secondo le stime di Eurostat. Guardando alle principali componenti, l’energia registra il tasso annuo più elevato ad aprile (10,3%, rispetto al 4,3% di marzo), seguita dai servizi (0,9%, rispetto all’1,3% di marzo), alcol e tabacco (0,7%, rispetto all’1,1% di marzo) e beni industriali non energetici (0,5%, rispetto allo 0,3% di marzo).
Proroga Irap al 30 settembre 2021: slitta di 5 mesi la scadenza in caso di errata applicazione dell'esonero previsto dal decreto Rilancio per le imprese che hanno superato il limite agli aiuti di Stato. La novità è contenuta nel comunicato stampa MEF pubblicato il 30 aprile 2021, giorno della scadenza ordinaria di regolarizzazione.
Proroga versamento Irap al 30 settembre 2021, la novità arriva dal comunicato stampa MEF pubblicato il 30 aprile 2021.
Il giorno stesso della scadenza ordinaria per regolarizzare l’errata applicazione dell’esonero Irap previsto dal decreto Rilancio, il Ministero dell’Economia annuncia che ci saranno 5 mesi in più di tempo per pagare.
La proroga interessa le imprese che hanno superato il limite relativo agli aiuti di Stato concedibili, secondo quanto previsto dal Temporary Framework.
Proroga versamento Irap al 30 settembre 2021: comunicato ufficiale MEF
“Il Ministero dell’Economia e delle Finanze comunica che con una norma di prossima emanazione sarà prorogato dal 30 aprile 2021 al 30 settembre 2021 il termine per il pagamento, senza sanzioni e interessi, dell’IRAP non versata per effetto dell’errata applicazione delle previsioni di esonero di cui all’articolo 24 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto “decreto rilancio”), in relazione alla determinazione dei limiti e delle condizioni previsti dalla comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020 C(2020) 1863 final “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19” e successive modifiche.”
Arriva in extremis la proroga della scadenza per pagare l’Irap non versata per effetto dell’errata applicazione dell’esonero previsto dal decreto Rilancio.
La scadenza del 30 aprile 2021 è prorogata al 30 settembre 2021 e, come indicato nel comunicato stampa del MEF, è in arrivo una norma di prossima emanazione per ufficializzare il rinvio.
MEF - Comunicato Stampa n. 87 del 30 aprile 2021
Proroga al 30 settembre 2021 del termine di pagamento dell’IRAP non versata per l’errata applicazione dell’esonero previsto dal “decreto rilancio”
Proroga Irap al 30 settembre 2021 per chi ha superato il limite agli aiuti di Stato
Insomma, è un comunicato-legge a rinviare la scadenza per pagare l’Irap non versata e dovuta in caso di superamento del limite relativo agli aiuti di Stato concedibili.
Ed è proprio a causa dell’errata applicazione della normativa sugli aiuti di Stato, in particolare per i gruppi societari, che molte imprese si sono trovate a fare i conti con l’obbligo di regolarizzare l’omesso versamento della prima rata di acconto Irap 2020.
Ai fini della verifica del limite degli Aiuti di Stato previsti dalla Sezione 3.1 del Quadro temporaneo, pari a 1.800.000 euro per effetto della quinta modifica approvata dalla Commissione Europea (2021/C 34/06), ai fini della definizione di impresa si fa riferimento alla nozione assunta nel diritto della concorrenza, e quindi:
“le verifiche sul rispetto delle soglie e del cumulo devono essere effettuate rispetto non alla singola impresa ma rispetto al concetto di singola unità economica, anche nel caso in cui un’unità economica ricomprenda diverse entità giuridiche”.
In relazione alla verifica relativa a soglie e limiti di cumulo per l’impresa, il calcolo deve essere effettuato rispetto all’unità economica a cui la singola impresa appartiene, identificando tale “unità economica” con il “gruppo”.
Quindi, in caso di diverse entità legali che fanno parte di un unico gruppo, è questo che deve essere considerato impresa, ai fini della determinazione della soglia massima di 1.800.000 euro.
Eni chiude il primo trimestre, con «una robusta ripresa dei risultati», per dirla con il suo ad Claudio Descalzi, e accende il disco verde per valorizzare la nuova unità di business Eni gas e luce e rinnovabili attraverso la quotazione o la cessione di un pacchetto minoritario del veicolo societario nato dall’integrazione tra le due attività. I conti vanno così in archivio, grazie soprattutto alla spinta che arriva dall’esplorazione e produzione, come pure dalla chimica, con un netto miglioramento dei numeri, a cominciare dal risultato netto che torna in territorio positivo dopo il rallentamento dei mesi scorsi provocato dalla pandemia.
Trimestre in archivio con un miglioramento dei conti
Ed eccoli i numeri approvati dal gruppo: utile operativo adjusted di 1,32 miliardi, in crescita rispetto al quarto trimestre 2020 (+171%) mentre l’incremento sullo stesso periodo del 2020 è dell’1 per cento, utile netto adjusted di 270 milioni pari a quasi cinque volte quello conseguito nel primo trimestre 2020. Guardando, poi, al dato depurato dalle partite straordinarie, si registra anche su questo fronte un ritorno all'utile per 856 milioni dalla perdita di 2,92 miliardi dell'analogo periodo del 2020. Il flusso di cassa operativo ante capitale circolante al costo di rimpiazzo è pari a 1,96 miliardi a fronte di capex netti pari a 1,4 miliardi (-27% dal primo trimestre 2020). La produzione di idrocarburi nel primo trimestre si attesta a 1,704 milioni di barili al giorno in calo del 4% rispetto al primo trimestre 2020. L’indebitamento, ante Ifrs16 (leasing), è di 12,2 miliardi in aumento di 671 milioni rispetto al dato registrato a fine 2020 (11,5 miliardi).
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Descalzi: robusta ripresa dei risultati
«In un primo trimestre ancora fortemente caratterizzato dagli effetti dei lockdown Eni ha evidenziato una robusta ripresa dei risultati, in particolare nel settore E&P e nella chimica, ha commentato il numero uno Descalzi che ha messo in fila gli indicatori principali di questo primo trimestre. «Prosegue la crescita del nostro business retail G&P (+19% l'Ebit rispetto al 2020), grazie alla espansione dei clienti power e dei servizi extra-commodity. La performance di R&M è stata invece penalizzata dalla ridotta domanda di carburanti in Europa, derivante dalla pandemia, e da un margine di raffinazione negativo. Nell'ambito di uno scenario complesso, l'Ebit adjusted a livello di gruppo di 1,3 miliardi è in linea con il primo trimestre dello scorso anno e risulta quasi triplicato rispetto a fine 2020. Si consolida inoltre la crescita dell'utile netto, pari a 270 milioni, quasi quintuplicato rispetto allo stesso trimestre 2020. Il trimestre ha registrato una generazione di cassa organica prima della variazione del capitale circolante di circa 2 miliardi, nettamente superiore agli investimenti del periodo di 1,4 miliardi».
Il ceo: guardiamo con ottimismo ai prossimi mesi
Il ceo ha poi anticipato il possibile andamento dei prossimi mesi. «Il progressivo miglioramento del quadro pandemico ed economico a livello globale ci consente di guardare con ottimismo ai prossimi mesi e di prevedere una generazione di free cash flow nell'anno superiore a 3 miliardi sulla base dei prezzi correnti del Brent di 60 dollari/barile. In questo contesto continueremo a perseguire la nostra strategia di transizione energetica e di decarbonizzazione, assicurando il rafforzamento della nostra struttura patrimoniale ed una politica di distribuzione competitiva per i nostri azionisti».
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Via alla valorizzazione di Eni gas e luce e renewables
Insieme ai conti, il cda ha licenziato, come detto, anche il piano di valorizzazione della nuova società che nascerà dall’unione delle attività di retail e di energia rinnovabile. Il processo entrerà nel vivo nel 2022 e le opzioni in esame, chiarisce il gruppo, «comprendono la quotazione in Borsa tramite un’offerta pubblica iniziale (Ipo), oppure la cessione o lo scambio di una quota di minoranza». A oggi Eni conta circa 10 milioni di clienti, che considera «una importante fonte di valore per l'azienda». La fusione delle attività retail e rinnovabili, il cui piano di sviluppo prevede un aumento significativo della capacità installata, spiega l'Eni, «massimizzerà la creazione di valore ampliando l'offerta di servizi, infrastrutture ed energia verde direttamente alla ampia clientela retail». La nuova società punta a sviluppare entro il 2025 una capacità di generazione elettrica “green” superiore a 5 gigawatt: «Tale capacità sarà offerta alla crescente base clienti, di oltre 11 milioni entro quella data, con un Ebitda complessivo previsto in crescita, dai 600 milioni di euro del 2021 a oltre 1 miliardo di euro nel 2025».
Scorte di vaccini esaurite in buona parte dell’India
Al pesantissimo bilancio di morti e nuovi contagi in India si aggiunge ora la carenza diffusa di dosi sufficienti di vaccini anti Covid. Proprio nel principale Paese produttori di farmaci e vaccini del mondo, le scorte sono ormai esaurite in diverse province, in particolare a Mumbai, dove le somministrazioni dei vaccini sono state sospese per tre giorni. Il governo locale del Maharashtra ha ripetutamente lanciato appelli all’esecutivo centrale per la carenza di vaccini. Secondo il New York Times, fino a giovedì 29 aprile in India erano stato vaccinato solo l’1,8% della popolazione, e nonostante la produzione interna sia in grado di ottenere decine di milioni di dosi al mese, non riesce a far fronte all’enorme domanda in un Paese così popoloso. Secondo il piano nazionale, dal 1 maggio saranno 940 milioni gli adulti che avranno diritto ad almeno la prima dose.
USA
Si allungano i tempi per l’autorizzazione di AstraZeneca negli Usa
L’autorizzazione negli Stati Uniti del vaccino anti Covid prodotto da AstraZeneca slitterà di almeno un mese, nonostante la casa farmaceutica avesse previsto di presentare la richiesta alla Food and drug administration entro fine aprile. La società anglo-svedese sarebbe in difficoltà nel raccogliere i dati necessari richiesti dalle autorità sanitarie americane, che hanno richiesto maggiori approfondimenti sulla sicurezza del prodotto dopo i rari casi di reazioni avverse emerse in Europa. Come riporta il Wall street journal, le difficoltà di AstraZeneca nel raccogliere tutte le informazioni necessarie porteranno a un ritardo nella presentazione della richiesta alla Fda, facendo slittare la scadenza ad almeno metà maggio.
In attesa dei dati aggiornati sulla sicurezza del vaccino, la Fda ha ribadito che gli Stati Uniti non permetterà anche l’esportazione di AstraZeneca verso altri paesi, almeno finché non ci sarà la certezza che le dosi siano state prodotte con gli standard di qualità americani e saranno esclusi il più possibile dubbi sulla sicurezza e l’efficacia.
Coronavirus, per l’India anche la tegola dei vaccini finiti: mancano dosi per 940 milioni di persone. AstraZeneca in difficoltà negli Usa: il via libera slitta di un mese - Open Read More
Giovedì senza smalto per Piazza Affari che non si accoda ai record di Wall Street (S&P 500 sopra soglia dei 4.200 punti) all’indomani dei conti record di Apple e Facebook. Da oltreoceano sono arrivati anche i dati sul PIL e l’economia americana conferma le aspettative degli economisti. Grazie alla velocità delle vaccinazioni anti-Covid, che ha permesso ad alcune attività degli Stati Uniti di riaprire in sicurezza, il prodotto interno lordo Usa è salito nei primi tre mesi del 2021 del 6,4%.
Le Borse europee invece hanno pagato oggi la retromarcia del auto (oltre -2,5% lo Stoxx di settore). Il Ftse Mib segna in chiusura -0,74% a 24.278 punti.
Tra le big di Piazza Affari si segnala il calo del 3,81% di Stellantis che oggi ha comunicato i dati di vendita del primo trimestre che vedono il nuovo gruppo nato dalla fusione tra Fca e PSA in testa in Europa con una quota di mercato del 23,6% per quanto concerne le vendite che comprendono le autovetture e i veicoli commerciali leggeri.
Tra le big Enel continua il suo momento negativo segnando -1,3% in una seduta che ha visto il rendimento del Btp decennale aggiornare i massimi a oltre 7 mesi.
Molto male anche oggi Saipem a quasi -5% dando seguito ai forti dali della vigilia causati da conti sotto attese e guidance 2021 a forte rischio.
In coda al Ftse Mib si segnala Tenaris a -6,78% con una fredda accoglienza del mercato ai conti trimestrali. Il fatturato è stato di 1,18 miliardi contro 1,2 mld attesi, l’ebitda adjusted a 201mn contro i 210mn attesi, l’ebitda margin adj al 17% contro il 17,4% atteso. Per quanto riguarda l’outlook, Tenaris si aspetta un ulteriore recupero del fatturato ed ebitda nei prossimi trimestri in gran parte guidato dal Nord America. Nessuna indicazione specifica sui margini del secondo trimestre anche se Equita stima che il punto di partenza potrebbe essere il 19% su un fatturato in crescita.
Vendite dopo i conti del primo trimestre 2021 anche per Amplifon (-3,48% a 34,67 euro). Amplifon ha riportato ricavi in crescita del 22,9% a 440,9 milioni di euro (+21,3% a cambi correnti). L’Ebitda è salito a 96,6 milioni di euro, in aumento del 48,9% rispetto al 2020 e del 22,3% rispetto al 2019, e l’utile netto su base ricorrente si è attestato a 25 milioni, quasi cinque volte superiore ai 5,1 milioni di euro del primo trimestre del 2020 e in crescita del 33,1% rispetto ai 18,8 milioni dello stesso periodo del 2019.
(ANSA) - MILANO, 29 APR - Euronext ha completato l'acquisizione di Borsa Italiana dal London Stock Exchange per un controvalore di 4.444 milioni di euro e contestualmente Cdp Equity e Intesa Sanpaolo entrano a far parte degli "azionisti di riferimento" del gruppo con la sottoscrizione di un private placement da 579 milioni di euro, "con l'impegno a lungo termine di supportare le ambizioni di crescita" del polo borsistico paneuropeo.
"Oggi si apre un nuovo capitolo nella storia di Euronext e dei mercati dei capitali europei. Con il completamento dell'acquisizione d Borsa Italiana, Euronext realizza la sua ambizione di costruire la principale infrastruttura di mercato pan-europea, connettendo le economie locali ai mercati globali dei capitali, a beneficio di tutti i partecipanti ai mercati di Euronext". ha dichiarato Stéphane Boujnah, ceo e presidente del consiglio di gestione di Euronext.
In occasione dell'annuncio Euronext a reso noto che trasferirà da Londra a Bergamo il data center del gruppo, in quello che è un "chiaro segnale" del ruolo e degli investimenti che il gruppo riserva all'Italia, che "entra dalla porta principale", nella federazione di listini, ha detto ancora Boujnah.
Gli interessi italiani verranno presidiati da Cdp, che ha acquisito il 7,3% del capitale di Euronext, e da Intesa, che ha comprato l'1,3%, attraverso una serie di prerogative nella governance di Euronext che, in occasione del closing, ha nominato in consiglio di sorveglianza Piero Novelli, destinato a diventarne presidente, e la chief risk officer di Cdp, Alessandra Ferone. "L'Italia - ha sottolineato Cdp - avrà un ruolo di primo piano sia a livello operativo sia di governance".
(ANSA).
Per conservare il maggior numero di slot all’aeroporto di Milano Linate la nuova Alitalia è «costretta» a prendersi più aerei di quanti sarebbero necessari in questo momento con un mercato che in Europa viaggia attorno al -60%. È quanto emerge dalle parole pronunciate durante l’audizione alle Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive da Fabio Lazzerini, amministratore delegato di Italia Trasporto Aereo, la newco pubblica creata per rilanciare la compagnia tricolore. È uno dei nodi nelle discussioni con Bruxelles che chiede il rilascio della metà dei diritti di decollo e atterraggio nello scalo cittadino milanese dal momento che nelle intenzioni iniziali la nuova società dovrebbe partire con il 50% in meno della flotta di Alitalia in amministrazione straordinaria.
Il nuovo piano
«Guardando l’evoluzione del mercato e considerando alcune delle osservazioni anche normative fatte sull’uso degli slot stiamo pensando a un ampliamento della flotta iniziale in modo che ci sia più correlazione tra gli aerei e gli slot a cui siamo interessati soprattutto a Linate», ha detto Lazzerini che è intervenuto assieme al presidente di ITA Francesco Caio. Per questo, annuncia, «stiamo già rivedendo la dimensione possibile del mix di velivoli disponibili, non necessariamente di proprietà». Se nell’ultima bozza di piano industriale i velivoli erano 47 per il trasporto passeggeri e 2-3 per le merci, stavolta la forbice è tra i 50 e i 55, tornando così ai valori di quanto stimato nella prima versione del business plan, dello scorso dicembre, che mirava a decollare con 52 aeromobili.
Il caso milanese
Se l’hub resta Roma Fiumicino, Lazzerini non ha intenzione di cedere più di tante quote di mercato a Linate definendo «eccessive» le richieste dell’Antitrust Ue. L’aeroporto — ha detto l’ad — «è investimento anche per la città: Milano ci sta portando la metropolitana. Il Comune e il gestore (cioè Sea, ndr) devono decidere se vogliono Linate pieno di low cost o offrire un servizio adeguato all’investimento fatto». Il rilascio (solo temporaneo) degli slot per questa stagione estiva (che nel trasporto aereo va da fine marzo al termine di ottobre) ha portato all’ingresso di low cost come Volotea, all’ampliamento delle rotte di easyJet, all’arrivo della romena Blue Air e della bulgaro-siciliana Tayaran Jet. Anche Wizz Air e Ryanair — come rivelato dal Corriere — hanno avuto alcuni diritti di decollo e atterraggio.
La flotta
Nell’arco di piano — quinquennale — cambiano le caratteristiche degli aerei non solo per quanto riguarda la tipologia (la quota di quelli per il lungo raggio sale al 32% rispetto all’attuale 23%) e l’età («l’80% a fine piano sarà di nuova generazione»), ma anche sui contratti: incrementano i velivoli presi a noleggio. È prevista anche un’evoluzione ulteriore sui voli intercontinentali — ha anticipato Lazzerini — per soddisfare la domanda delle imprese italiane e per il turismo. Mentre sull’handling e la manutenzione ITA sta parlando con quattro potenziali partner industriali.
La proposta di acquisto
Lazzerini ha poi affrontato anche la questione della lettera con all’interno la proposta di acquisto del ramo aviation di Alitalia e il contratto di fornitura dei servizi di handling e manutenzione. Lettera che non è stata ancora inviata. «Avevamo una bozza di lettera — ha rivelato —, è un’idea che abbiamo sul tavolo per iniziare una trattativa». Per l’ad però «è più importante prendere il controllo commerciale» per «proteggere la stagione estiva del Paese o si perdono quote di mercato ed è difficile recuperare». Anche perché «l’assenza del vettore nazionale nella programmazione estiva delle crociere e dei villaggi turistici sta impattando anche le loro vendite». «Offriamo la possibilità di stringere da subito un accordo commerciale», ha proseguito. «Se inizieremo a volare l’1 luglio o l’1 agosto o qualsiasi altra data è meno rilevante di quando prendiamo il controllo commerciale dell’azienda».
Il dossier a Palazzo Chigi
Dietro il ritardo nell’invio della proposta — che recava la data del 26 aprile — non c’è soltanto il fatto che il dossier Alitalia-ITA è ora nelle interlocuzioni tra i ministri e la presidenza del Consiglio, ma anche l’intenzione del ministero dell’Economia e delle finanze di far decidere proprio al primo ministro Mario Draghi tutti i prossimi passi. Fonti istituzionali non nascondono al Corriere che c’è anche un allineamento «non proprio perfetto» tra il dicastero dell’Economia (azionista della newco) e il ministero dello Sviluppo economico (che gestisce l’amministrazione straordinaria) su come procedere nelle prossime settimane.
La questione marchio
L’ad di ITA ha poi toccato il tema del marchio Alitalia. Un asset che ha valore economico, oltre che simbolico, e che a differenza dei loghi di Sabena (diventata Brussels Airlines) o Swissair (trasformata in Swiss) che sono sparite «quello di Alitalia resta sul mercato: se non lo prendiamo noi lo prende qualcun altro» per cui «se fossimo impediti di usarlo ci sarebbe il rischio di qualcun altro in giro con quel brand, creando confusione», ha avvertito Lazzerini, non a caso «è uno dei fulcri di negoziazione tra governo e Commissione europea». C’è poi un’altra questione: gli stipendi ai dipendenti di Alitalia. Sul conto corrente della compagnia non c’è stato ancora alcun versamento e al 29 aprile non è stata pagata alcuna retribuzione per il mese in corso.
Le alleanze
Quanto alle partnership Lazzerini ha spiegato che spetta all’azionista di ITA — il ministero dell’Economia — decidere se e chi fa entrare nel capitale della newco. Per il momento l’ad punta a stringere un accordo commerciale o con gli alleati storici di Delta Air Lines-Air France-Klm (e Virgin Atlantic) oppure Lufthansa. Proprio il colosso tedesco, presentando i dati trimestrali, è intervenuto anche sul dossier. «Siamo pronti a una collaborazione commerciale con Alitalia, ma non a un investimento finanziario», ha ripetuto Carsten Spohr, amministratore delegato del gruppo.
Il ricorso di Ryanair
Sul fronte dell’amministrazione straordinaria i ristori per i danni subiti dal Covid-19 — e approvati dalla Commissione europea — finiscono nel mirino di Ryanair, la principale low cost del continente e primo vettore in Italia per passeggeri trasportati. Secondo il sito specializzato MLex la denuncia è stata presentata alla Corte di Giustizia dell’Ue: per Ryanair proprio l’autorizzazione del pacchetto da parte di Bruxelles sarebbe un abuso di potere dal momento che Alitalia è già coinvolta in una doppia indagine europea per aiuti di Stato (pari a 1,3 miliardi di euro) erogati nel 2017 e 2019. Dal vettore low cost confermano al Corriere di aver fatto ricorso. Una mossa simile a quanto fatto già per i pacchetti di salvataggio nei confronti di altre aviolinee europee.
Sono circa 2,5 milioni le dosi di vaccini che giungeranno entro la giornata all'hub nazionale della Difesa all’interno dell’aeroporto militare di Pratica di Mare.
Si tratta, in particolare, di tre lotti distinti: oltre 2 milioni di Vaxzevria (Astra Zeneca), più di 270 mila di Moderna e circa 160 mila di Janssen (Johnson & Johnson), che verranno ripartiti e poi distribuiti nei prossimi giorni alle Regioni/Province autonome.
"L'approvvigionamento odierno di 2,5 milioni di dosi, insieme a quello di 2,2 milioni di Pfizer avvenuto il 27 aprile, permetterà alle regioni di consolidare il trend in crescita delle somministrazioni dall’inizio della campagna vaccinale nazionale, di cui si allega un riepilogo grafico su base settimanale", spiega il Commissario Straordinario.
Nel Lazio, secondo quanto si apprende, per il prossimo mese è previsto l'arrivo di 1.202.770 di vaccini di cui 849.270 Pfizer, 215.900 Vaxzevria (Astra Zeneca), 121.800 Moderna e15.800 Johnson & Johnson. "Il tetto delle 50mila somministrazioni al giorno, per 31 giorni, è pari a 1.550.000 vaccini ai quali si aggiungono circa 600 mila dosi necessarie per effettuare i richiami per un fabbisogno totale di 2.150.000 vaccini", spiega l'assessore Alessio D'Amato.
Nel frattempo proseguono nel Lazio le prenotazioni per il vaccino anti Covid previste nella Fase 4. Stanotte a mezzanotte sarà il turno dei nati nel 1962 e 1963 ovvero 59 e 58 anni di età, mentre da domani 30 aprile sempre dalla mezzanotte scorrerà la fascia con codice esenzione per patologie per i nati dal 1981 al 1972 ovvero età 40/49 anni.
"Entrambe le platee corrispondono ad oltre 200 mila assistiti. Nel Lazio corre la campagna vaccinale coerentemente con le dosi previste", sottolinea D'Amato.
E’ il giorno dell’assemblea dei soci di Generali. Gli azionisti hanno approvato il bilancio 2020 del principale gruppo assicurativo italiano che ha come primo azionista Mediobanca con una quota del 12,8%. Il Leone di Trieste ha chiuso il 2020 con un utile di 2,9 miliardi di euro di cui 2,3 miliardi verranno distribuiti agli azionisti. All’assemblea, che si è svolta in streaming, ha preso parte il 51,52% del capitale. Come previsto, non c’era il vicepresidente vicario Francesco Gaetano Caltagirone, titolare di una partecipazione del 5,6% che non ha depositato le sue azioni (adempimento preliminare per la partecipazione alle assemblee). Una mossa anticipata da Repubblica letta come un siluro contro il management. Versione però contestata da fonti interne al gruppo, secondo cui la mossa sarebbe frutto di un malcontento non sui risultati ma piuttosto sulle modalità con cui sono state prese di recente alcune decisioni strategiche, a cominciare dalle trattative per l’acquisto del ramo danni di Axa in Malesia.
Presenti, quanto meno virtualmente, gli altri big dell’azionariato, ossia il patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio con il suo 4,8% (ma Del Vecchio ha anche il 13% di Mediobanca e quindi, indirettamente, una presa più stretta sul gruppo assicurativo triestino) e la famiglia Benetton che possiede il 4% del capitale. “Esprimo il rammarico per il fatto che non possiate essere qui presenti a causa della pandemia”, ha affermato l’amministratore delegato di Generali Philippe Donnet, all’inizio del suo intervento rivolgendosi a tutti i soci collegati in streaming. Con riferimento all’ordine del giorno Donnet ha ricordato ai soci: “Siete chiamati ad approvare un dividendo di 1,47 euro per azione. La prima tranche da 1,01 euro è un valore record e sarà distribuita a maggio. La seconda tranche da 46 centesimi è invece relativa alla parte del dividendo 2019 non distribuita lo scorso anno. Verrà distribuita a ottobre, previa la verifica da parte del Cda che non ci siano indicazioni ostative dalle autorità”.
Sia il bilancio che i dividendi sono stati approvati con la quasi unanimità dei voti del capitale presente. La Delfin di Leonardo Del Vecchio ed Edizione dei Benetton hanno votato a favore di tutti i punti all’ordine del giorno all’assemblea di Generali. Il sì, espresso come gli altri azionisti presenti tramite un rappresentante designato, ha riguardato l’intera lista di proposte del Cda: dal bilancio al dividendo fino alla politica di remunerazioni e i compensi per amministratori, sindaci e top manager.
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Volkswagen svela la più sportiva delle ID.4, la GTX. Top di gamma del modello esclusivamente elettrico della Casa di Wolfsburg, ha due motori che sviluppano insieme una potenza massima pari a 299 CV e sono in grado di funzionare in sinergia creando una trazione integrale elettrica di nuova generazione.
Presentata in anteprima mondiale durante una pirotecnica diretta in streaming, ID.4 GTX si contraddistingue per grinta e linee slanciate che ne favoriscono la penetrazione aerodinamica, ma con particolare attenzione al look. L'altezza dal suolo di 17 centimetri permette di affrontare anche il fuoristrada leggero.
La trazione integrale della ID.4 GTX si fonda su un'architettura inedita, con i due motori elettrici che azionano rispettivamente le ruote posteriori e quelle anteriori mediante un cambio monomarcia senza - a differenza da una trazione integrale tradizionale - alcun collegamento meccanico tra i due assi. E, dunque, senza tunnel centrale nell'abitacolo. La gestione delle quattro ruote motrici si basa su un sistema di controllo intelligente che decide come ripartire la coppia motrice disponibile tra i due motori elettrici: in molte situazioni di guida, il motore sincrono a magneti permanenti da 204 CV dell'asse posteriore è in grado di fornire da solo la trazione. Per uno stile di guida sportivo o in caso sia necessaria maggiore trazione, viene attivato in pochi millisecondi il motore asincrono sull'asse anteriore.
Nello scatto da 0 a 100 km/h, il cronometro si ferma a 6,2 secondi mentre la velocità massima è autolimitata a 180 km/h. Il suv può contare su una autonomia dichiarata di 480 km (nel ciclo WLTP) grazie a una batteria da 77 kWh di energia (netta), che grazie a una potenza di carica massima pari a 125 kW, può essere ricaricata rapidamente. Il consumo di corrente dichiarato è compreso tra 19,1 e 18,1 kWh/100 km secondo il ciclo NEDC.
Avanzatissimo il sistema di recupero: agendo sul selettore del cambio, il guidatore decide se la ID.4 GTX deve recuperare energia non appena si rilascia l'acceleratore. In modalità D (Drive), la vettura avanza per inerzia e i motori elettrici girano, praticamente, senza carico. Selezionando la modalità B (Brake), invece, i motori si trasformano in generatori e ricaricano la batteria. Il sistema Eco Assistant tiene sotto controllo l'andatura per inerzia e il recupero non appena l'auto si avvicina a un'area in cui è necessario ridurre la velocità.
La sigla GTX identifica la variante sportiva di punta all'interno della gamma ID, analogamente a GTI, GTE e GTD. Le lettere GT richiamano il piacere di guida mentre la lettera X rappresenta l'anello di congiunzione con la mobilità del futuro. Dopo la ID.4 GTX, seguiranno altri modelli contrassegnati dalla nuova sigla.
Cerchi da 20" (a richiesta anche da 21"), pneumatici differenziati (235 mm all'anteriore, 255 mm al posteriore), cinque profili di guida e ammortizzatori regolabili (a richiesta) completano l'identità di ID.4 GTX, che debutterà sui mercati europei nell'estate 2021. In Germania, il prezzo base è di 50.415 Euro.
DL Sostegni bis: nel Decreto Imprese ristori doppi sul calo fatturato, contributi a fondo perduto su redditività o costi fissi e nuovi prestiti garantiti.
Mentre da lunedì 3 maggio dovrebbe partire il voto sugli emendamenti ai primo DL Sostegni, in settimana è atteso il Consiglio dei Ministri sul Decreto Sostegni bis. I lavori sui due provvedimenti si incrociano, così come alcune misure anti Covid che saranno accolte nell’uno o nell’altro, a seconda dell’urgenza per l’entrata in vigore. Il Sostegni bis, ribattezzato Decreto Imprese, dovrebbe riservare 22 miliardi per erogare ristori diretti alle Partite IVA: si tratterebbe dunque di una doppia mensilità rispetto a quella prevista dal DL Sostegni, e che in questo caso dovrebbe comunque basarsi sul medesimo meccanismo di calcolo del requisito basato sul fatturato. In questo modo, il pagamento dei contributi a fondo perduto da parte dell’Agenzia delle Entrate sarebbe immediato.
Per ampliare la platea dei beneficiare indirizzando l’indennizzo alle attività economiche potenzialmente escluse o penalizzate da questo sistema, sarebbe comunque previsto il binario alternativo, ossia il parametro che tiene conto dei costi fissi realmente sostenuti e quindi della reale redditività dell’impresa o del professionista. Come già spiegato, però, in questo modo i tempi si allungherebbero perché bisognerebbe valutare i dati di bilancio o le dichiarazioni fiscali per quantificare l’utile d’impresa e l’imponibile fiscale. Come risolvere il problema? La strada potrebbe essere duplice:
separare in due quote il ristoro, ciascuno con un diverso criterio di calcolo, il primo da erogarsi subito ed il secondo dopo la presentazione dei dati necessari alla verifica dei requisiti;
lasciare al beneficiario la scelta fra un ristoro immediato parametrato su una doppia mensilità ma sempre collegato alla perdita di fatturato 2020 così come nel primo Decreto Sostegni oppure optare per un ristoro successivo ma meglio parametrato sulla reale perdita subita.
Al momento nulla è certo, è bene chiarirlo. Quel che si sa è che il provvedimento vale 40 miliardi e che conterrà anche tante altre misure per il rilancio economico delle imprese. Da qui il nuovo appellativo Decreto Imprese. Tra gli strumenti, ad esempio, il rifinanziamento dei prestiti agevolati coperti dal Fondo di Garanzia PMI. Su questo punto le anticipazioni sono del Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti.
Lo strumento è perfettibile, a partire dalla durata dei finanziamenti garantiti dal fondo, la cui durata massima è di 6 anni.
Dal primo gennaio al 21 aprile 2021, le richieste presentate sono state circa 206mila per un totale di 26,6 miliardi di finanziamenti. Nel 2020, erano state rilasciate 1,6 milioni di garanzie per valore di finanziamenti pari a 125 miliardi, erogati a circa 1,2 milioni di beneficiari.
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In positivo nella prima parte, la Borsa Italiana oggi ha chiuso in rosso: sul Ftse Mib spicca l’andamento negativo delle azioni Tenaris dopo pubblicazione della trimestrale.
Al termine della due giorni di riunioni, il board della Federal Reserve ha rilevato come l’avanzare della campagna di vaccinazione abbia migliorato il quadro macro anche se i rischi che ancora permangono sull’economia fanno sì che il programma di acquisti non debba essere toccato.
Nella corso della conferenza stampa Powell ha ribadito che non ancora è il momento di parlare di tapering perché “l’economia è ancora lontana dai nostri obiettivi”.
Dal fronte materie prime, il future con consegna giugno sul petrolio Brent quota in aumento dell’1,3% a 67,6 dollari al barile mentre l’eurodollaro è invariato a 1,21171 (-0,05%).
Borsa Italiana Oggi, aggiornamento ore 17:40: Ftse Mib, trimestrale innesca le vendite su Tenaris
Il Ftse Mib ha chiuso la seduta in calo dello 0,74% a 24.278,20 punti mentre lo spread si è confermato a 106 punti base.
Questa mattina il Ministero dell’economia ha collocato Btp a cinque anni per 2,75 miliardi e, in linea con la tendenza emersa nelle ultime aste, il rendimento ha fatto segnare un modesto incremento, salendo di 12 punti base allo 0,17%.
Il decennale è stato invece collocato per 2,5 miliardi allo 0,88%, +15pb rispetto all’appuntamento precedente.
Sul paniere delle blue chip spicca il tonfo di Tenaris (-6,78%) dopo la pubblicazione della trimestrale. La società ha chiuso il primo trimestre con un utile per azione di 9 centesimi di dollaro, dai -56 del 2020 ed un giro d’affari in calo di oltre 30 punti percentuali a 1,18 miliardi.
Restando in tema di conti, chiusura positiva per STMicroelectronics (+1,63%).
Denaro anche sull’accoppiata formata da UniCredit e Intesa Sanpaolo, salite rispettivamente dello 0,86 e dello 0,91 per cento.
Nuova seduta di acquisti per Mediaset (+6,02%). Secondo i ben informati, l’accordo con Vivendi potrebbe prevedere la distribuzione di un dividendo di 30 centesimi per azione e l’impegno del gruppo francese a ridurre la quota detenuta in un arco temporale di cinque anni.
In rosso anche Brembo (-2,53%) che ha annunciato di aver acquisito il 100% del capitale del gruppo spagnolo J. Juan.
Aggiornamento ore 13: Ftse Mib, andamento speculare per STM e Tenaris
Il Ftse Mib poco prima delle 13 segna un +0,25%, il Cac40 segna un +0,56% ed il Dax un -0,09%.
Andamento a due velocità per Tenaris e STMicroelectronics (-7,7 e +3,98 per cento rispettivamente) dopo la presentazione dei conti.
Due velocità anche per Brembo (-1,97%), dopo l’acquisizione del gruppo spagnolo J.Juan, e Mediaset (+5,25%), in vista dell’accordo con Vivendi.
Future Wall Street: prevista apertura positiva
Il day after il meeting della Federal Reserve, le contrattazioni a Wall Street dovrebbero iniziare con il segno più: al momento il derivato sul Dow Jones registra un +0,41%, quello sullo S&P500 avanza dello 0,67% e il future sul Nasdaq sale dello 0,97%.
Aggiornamento ore 9:25: Ftse Mib poco mosso in avvio
Poco dopo l’avvio degli scambi il Ftse Mib quota 24.499,44 punti (+0,16%), il Cac40 segna un +0,53%, il Ftse100 un +0,64% mentre il Dax arretra dello 0,1%.
Lo spread Btp-Bund in avvio di seduta europea è arretra di un punto percentuale a 105 punti base.
Nei primi scambi spiccano le vendite su Tenaris e STMicroelectronics, in rosso rispettivamente del 4,6 e del 2,9 per cento.
Tenaris ha chiuso il primo trimestre con un utile per azione di 9 centesimi di dollaro, dai -56 del 2020. A penalizzare l’andamento del titolo è il fatturato, sceso di oltre 30 punti percentuali a 1,18 miliardi.
A penalizzare le azioni STMicroelectronics è l’outlook sul trimestre che si concluderà il 3 luglio: il fatturato è visto in rosso del 3,8% sequenziale a 2,9 miliardi di dollari.
In rosso anche Brembo (-1,3%) che ha annunciato di aver acquisito il 100% del capitale del gruppo J.Juan, azienda che produce sistemi frenanti per moto, per circa 70 milioni di euro.
Nuova seduta di acquisti per Mediaset (+3,3%). Secondo i ben informati, l’accordo con Vivendi potrebbe prevedere la distribuzione di un dividendo di 30 centesimi per azione e l’impegno del gruppo francese a ridurre la quota detenuta in un arco temporale di cinque anni.
Borse Asia: Hang Seng in rialzo
L’indice di Hong Kong, l’Hang Seng, registra un incremento di un punto percentuale ed il China A50 ha terminato la seduta con un +1,22%.
In aumento anche l’indice australiano S&P/ASX 200 (+0,25%).
Wall Street: Dow Jones in rosso di mezzo punto percentuale
Dopo le indicazioni arrivate da Washington, il Dow Jones ha chiuso la seduta di ieri con un -0,48%,lo S&P500 ha segnato un -0,08% ed il Nasdaq un -0,28%.